top of page

99 Luftballons – Berlino 2016

 

8/11/2016 – 15/11/2016

 

Inaugurazione 8 Novembre, ore 19
Dj set Krautrock
a cura di Cristina Caloni

 

c/o Key Gallery
via Borsieri 12, Milano

​

Associazione Carmilla presenta Luca Scarpa che, dopo trascorsi da architetto, si è dedicato alla fotografia analogica portando nuove prospettive spaziali, esplorando archeologie industriali con rigore, cercandovi presenze. Luca ci regala un doppio sguardo su Berlino, da una parte facciate di palazzi abitati, che diventano tessuti e trame, nuove cattedrali postmoderne che si stagliano contro il cielo e promettono di sopravviverci, dall’altra luoghi dismessi, eterotopie, non luoghi che ribaltano le logiche comuni e diventano spazi irreali e sovrapposti, dove il fotografo, appostandosi con pazienza, cerca di cogliere i segni di un passaggio.

​

Come nei condomini e nelle isole di cemento di Ballard, quello che resta ci suggerisce storie di fughe, di vite diverse, di vite immaginate, nella schizofrenica confusione di sonno e veglia; quello che resta è un rullino non sviluppato, di foto scattate (forse) a Bernauer Strasse, il ricordo di un viaggio (mentale) a Berlino. I 99 palloncini della canzone di Nena, liberati nel 1983 durante un concerto dei Rolling Stones a Berlino Ovest, sembravano un’astronave, ma avevano la stessa forma a Berlino Est?

​

I believe in the forgotten runways of Wake Island, pointing towards the Pacifics of our imaginations.
(J.G.Ballard)

Intervista a cura di Cristina Caloni

 

1- La fotografia: perché? La fotografia è stata una scelta necessaria, nata da un lutto, psicologicamente parlando. Ho abbandonato parecchi anni fa l’architettura, o meglio, l’idea che avevo della professione da architetto, per dedicarmi alla fotografia. All’inizio è stato come uno sfogo: ho iniziato scattando in modo compulsivo, ma poi, a distanza di anni, ho capito il significato di quegli scatti, una sorta di rivincita nei confronti di quella professione che ormai mi ero lasciato alle spalle.

 

2- Da quanto? La tua formazione. Avendo una formazione da architetto ho iniziato ad avvicinarmi alla fotografia sfruttando la mia passione per l’architettura, come si noterà anche dagli scatti di questo progetto “99 Luftballons”. In realtà non sono interessato solo all’architettura, ho studiato molta teoria, ma credo che il maggiore insegnamento sia stato andare in giro per strada e cercare di conoscere la luce e gli spazi dall’esperienza diretta.

 

3- Analogico o digitale? Ho iniziato col digitale, ma ora faccio praticamente tutto in analogico. Il digitale mi aveva stancato e, a un certo punto, ho iniziato a non divertirmi più: avevo bisogno di ulteriori stimoli. La pellicola mi ha dato la possibilità di imparare molto e soprattutto continua a essere un modo di fotografare molto più incline al mio stato d’animo. Mi fermo, attendo, osservo molto e solo quando sono sicuro di avere in mente qualcosa, scatto.

 

4- Colore o b/n? Col colore ho un conto in sospeso, ti parlo di pellicola, ovviamente. Ho fatto diverse ricerche e prove prima di riuscire a trovare la pellicola giusta per i miei lavori, ed è una cosa che continuo a fare, anche sul colore ovviamente. Trovo comunque che nel bianco e nero ci sia più vita, più espressione, perché l’unica cosa che conta veramente sono le luci e le ombre, non esiste la distrazione di un bel colore. Devi stare molto più attento quando scatti in bianco e nero perché non puoi permetterti di esagerare con il numero di soggetti all’interno della fotografia e la dialettica tra i pochi elementi presenti deve essere studiata al millimetro. Insomma, ogni cosa è essenziale.

 

5- Quale città? Milano è la mia città e non posso non essere legato a lei, però mi affascinano molto anche la parte meno conosciuta di Venezia e l’atmosfera unica di Berlino, per citarne due. Con questa mostra ho cercato di portare a Milano un po’ di Berlino così come l’ho vissuta io. Spero di esserci riuscito anche solo per qualche minuto..

 

6- La città dietro gli scatti: musiche, libri, film. Berlino è una città che offre moltissimi spunti: tra i tanti riferimenti cinematografici è impossibile non citare Wenders. Le prime immagini del Cielo sopra Berlino mi avevano catturato già ai primi anni dell’università. La scena musicale di Berlino è molto interessante, sia per l’atmosfera che si respira nei club sia per la qualità della proposta musicale, non mi soffermerei però solo sull’elettronica, si può vivere anche la città camminando durante l’inverno con David Bowie in cuffia cercando di non farsi investire dai ciclisti. Di libri su Berlino non ne ho letti molti anche se so che c’è molto materiale. Però mi è piaciuto di più viverla, ho preferito conoscerla con la mia esperienza personale.

 

7- Tre maestri. Difficile citare solo tre fonti di ispirazione: ogni giorno scopro cose nuove e ogni giorno nascono nuove idee per i prossimi progetti. Posso citare un fotografo, un regista e un pittore, anche perché credo che ogni forma di espressione artistica non possa rimanere vincolata ai propri dogmi. Basilico è stato uno dei fotografi base per quanto riguarda l’architettura e il paesaggio urbano, la sua estetica è un punto di partenza.  Manzoni per quanto riguarda il lato pittorico: sono sempre rimasto affascinato dal suo modo di vedere la pittura e l’opera d’arte con la sua gestualità. Wenders per la sua ricerca estetica del luogo come scenografia dei suoi film, soprattutto i primi.


 

8- Tre luoghi sacri. Il sacro, per me, può essere un vecchio edificio abbandonato: un luogo in stato di abbandono è in una condizione che è paragonabile alla sua nascita. C’è un gusto estetico particolare in questa inutilità, poiché tutto ciò che è stato è presente nel luogo o, nel caso opposto, tutto quello che sarà è già presente nello stesso luogo. Altri luoghi sacri possono essere quelle che io definisco come le nuove cattedrali, architetture che esprimono freddezza a volte, grattacieli con facciate continue che sembrano sorte dal nulla e che per la loro magnificenza e poca relazione dialettica col mondo circostante risultano estranee a tutto. In un futuro potrebbero restare come unica testimonianza della terra, come verranno lette? Un altro luogo che mi affascina molto è quel sistema di trasporti presente, ad esempio, a Berlino: tutto ciò che si muove all’interno della città crea una specie di luogo unico, formato da più layer uno sopra l’altro. Le persone viaggiano da un punto all’altro e sono parte fondamentale ed estetica, nell’attesa, negli incontri, in tutto ciò che succede nel passaggio da un luogo a un altro.

 

10- Lo scatto perfetto. Non credo esista nella mia testa uno scatto perfetto. Dico nella mia testa anche perché è l’unico luogo nel quale nasce ogni fotografia, ogni idea. Cerco sempre la perfezione ma, ultimamente mi sono anche un po’ stancato di fare le cose in modo tecnicamente perfetto. Sto cercando l’errore, la giusta estetica tra la casualità di uno sbaglio e la conoscenza dello sbaglio stesso.

intervista
bottom of page